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Michele Pierri e Giuseppe Moscati, il poeta e il santo

Fonte: tarantobuonasera.it

01 aprile 2020 | Alberto Altamura

Ricostruito il rapporto tra i due medici

In questo periodo di clausura forzata si cerca di oc­cupare bene il proprio tempo e di fare qualche ricerca utile a noi e ai lettori del giornale. Era da un po’ di tempo che mi arrovellavo su un problema. Premetto che il mio campo di indagine elettivo è quello storico-letterario ed è in questo ambito che mi piace scor­razzare, se così posso esprimer­mi, alla ricerca di qualche ‘chic­ca’.

Ma per venire al concreto, il problema cui accennavo è questo: avevo sempre sentito dire che il nostro poeta Michele Pierri, un poeta poco noto e studiato a Taranto ma molto apprezzato a livello nazionale nella repubblica delle lettere, era stato alunno di Giuseppe Moscati (1880-1927), medico e poi santo, in forza all’u­niversità di Napoli. E non mi stancavo di chiedere ai figli Lu­cio e Giuseppe e Miriam di poter vedere delle carte, dei documenti da cui risultasse questo rapporto. Loro mi confermavano che non c’erano dubbi al proposito, ma io cocciuto volevo come San Tom­maso toccare con mano e dicevo che, in una ricostruzione biogra­fica attendibile, non si poteva non fare riferimento a una documen­tazione certa. Allora, visto che il fronte Pierri era chiuso mi sono gettato su quello Moscati, spe­rando di trovare qualche elemen­to utile a dipanare la matassa.

Mi sono procurato una serie di libri anche rari dedicati al Moscati, degli anni ‘30 del Novecento, scritti per lo più da sacerdoti o vescovi, e li ho letteralmen­te divorati, aiutato in questo da Lucio. Ho contattato biblioteche pubbliche e private, specialmente ecclesiastiche, da Napoli a Tori­no, ma tutta questa fatica non ha dato i frutti sperati. Non vi erano cenni ai suoi alunni da nessuna parte. Tra l’ altro, mi sono pre­occupato di vedere se tra Taranto e provincia ci fosse stato qualche studente di medicina che avesse studiato a Napoli con il Moscati, tanto più che la maggior parte dei laureati in medicina a quei tempi faceva capo alla sede partenopea. Mi era giunta voce che il dottor Filippo D’Onghia di Mottola, ottimo professionista, che ha poi lavorato per molti anni a Taran­to presso il nostro ospedale, era stato compagno di studi di Giu­seppe Moscati. Era l’occasione buona per procedere in questa direzione. Ho contattato il bra­vo bibliotecario di Mottola Vito Fumarola, che mi è stato di non poco aiuto, ma mi ha detto che lui non aveva trovato nessun do­cumento in casa D’Onghia e che era riuscito a salvare solo alcune pubblicazioni scientifiche, che ora costituiscono il fondo omoni­mo della biblioteca civica. I figli del dottore sono morti e i nipoti, da me contattati, mi hanno con­fermato che non erano in posses­so di alcun documento personale o lettere del nonno o zio. Insom­ma, tutto sembrava destinato al fallimento, quando una mattina, all’alba, sveglio e operativo se­condo le mie cattive abitudini, il velo si è squarciato.

Quando si dice il caso… Invece di cercare su internet sotto la voce Pierri, dove mi venivano date le solite notizie sulla vita e sull’ opera poetica di Michele Pierri, sul matrimonio con Alda Meri­ni e cose del genere, ho cercato sotto la voce ‘dottor’ Michele Pierri. All’improvviso è venuta fuori una pagina che mi ha aperto non un varco ma una porta im­portante. Lo psichiatra Vittorino Andreoli riportava in una pagina del suo libro Follia e santità del 2005, editore Marietti, tra l’altro un bellissimo libro, una lettera di Giuseppe Moscati, indirizza­ta proprio alla moglie di Pierri, Aminta Baffi. Michele ed Amin­ta si erano sposati da poco (siamo nel 1926) e, come molte coppie giovani, non avendo molti mezzi per vivere dignitosamente, si ri­volsero al maestro Moscati, già professore di medicina afferma­to, per avere un appoggio, alias raccomandazione. Il professore, sempre premuroso nei riguardi dei suoi alunni, rispose subito come era nel suo costume con una lettera, senza nascondersi le difficoltà che spesso incontrava nel sostenere la causa degli alun­ni.

Dice Andreoli : “emergono anche le difficoltà che (Moscati) incontra in questa sua opera di sostegno: ne è di esempio quanto scrive il 4 gennaio 1927 alla mo­glie del dottor Michele Pierri, fi­glio del presidente di Corte d’ap­pello di Napoli, il quale, dopo il matrimonio, non ha ancora rag­giunto la sicurezza economica: “Figuratevi se io desidero di riu­scire utile al vostro Michele… ma il successo dipende da voi stessi. Come spiegare che amici e col­leghi di Michele si producono, guadagnano etc etc… Se supina­mente fossero appoggiati su una fonte sola di lucro… aspettereb­bero lunghe ore prima di veder questo lucro. Essi invece si sono esposti a concorsi, hanno lavora­to, hanno perseverato… Michele è di una volubilità incredibile: Na­poli, Parigi, Torino, Taranto etc. etc… Io come potrei essergli utile, io non so. Affidargli ammalati, esami etc. volentieri. Ma i miei assistenti cosa direbbero. E poi questo posto di precettore è una storpiatura: né io saprei come procurarlo. Io ho mille buone in­tenzioni, ma temo molto che non avrebbero realizzazione. Ieri sera ho scritto e riscritto a favore di un altro allievo, per procurargli un posto: da un anno lotto: e non ci riesco. Eppure è un padre di 4 bambini. Il mio consiglio mi­gliore è che voi teniate ancora a Taranto la via delle analisi di la­boratorio: bene o male, si riuscirà sempre ad averne una, due, nella giornata: è una cosa. Di lui par­lai ad alcuni amici di Taranto, i Laterza; credo di aver parlato di lui pure al collega valorosissimo Ubaldo Capozzi. Scrivetemi, per­ché non vi perdo di vista, sempre animato dal desiderio di riuscirvi giovevole”.

Andreoli chiosa così la lettera : “uno scritto interessante, anche perché ci fa comprendere come la raccomandazione fosse ormai parte di uno stile di rapporto tra potenti, più o meno efficace a se­conda delle circostanze”.

Mi corre l’obbligo infine di dire che Giuseppe Pierri, sollecita­to dalle mie pressioni amicali, ha ritrovato fra le carte paterne la lettera di Giuseppe Moscati, sulla quale mi sono intrattenuto. Non sappiamo, né lui sa, come sia giunta nelle mani del celebre psichiatra italiano. Intanto, però, abbiamo messo un punto fermo nella biografia di Michele Pierri.