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Andreoli racconta la terza età non più come l'era degli acciacchi...

Fonte: dagospia

31 gennaio 2020 | Bruna Magi

OTTANTA VOGLIA DI DIVENTARE VECCHIO - NEL SUO ULTIMO LIBRO LO PSICHIATRA 80ENNE VITTORINO ANDREOLI RACCONTA LA TERZA ETÀ NON PIÙ COME L'EPOCA DEGLI ACCIACCHI, MA COME UNA STAGIONE PIENA DI GIOIE E PIACERI ANCHE SESSUALI – "TROVO RIDICOLA UNA SOCIETÀ CHE VUOLE DEFINIRE 'VECCHIA' UNA PERSONA DI 65 ANNI E DECIDE DI CACCIARLA IN PENSIONE COME FOSSE INABILE AL LAVORO”

Sarà capitato anche a voi di incontrare qualcuno che non vedevate da anni e di non riconoscerlo. Un amico, una compagna di scuola, magari lei era un po' seccata nel constatare che non riuscivate a metterla a fuoco.

Le facce cambiano nel corso del tempo e della vita. Bisogna metterlo in preventivo, se si continua a vivere, prima o poi occorre ipotizzare l' arrivo della vecchiaia. Quindi sorridete alla sconosciuta, fingendo di ricordare, mentre lei elenca nomi di comune conoscenza che avevate relegato al cassetto dei ricordi, nel corso della vita se ne sono aggiunti tanti, in certi casi decine e decine, magari per ragioni professionali. Nel frattempo la poverina gode di tutta la vostra comprensione, sino al momento in cui lancia la frase fatale: «So che lavori ancora, scrivi. Ma non sei stanca? Io sono così felice di fare la nonna!». Discorsi del genere mi fanno infuriare.

È realtà confermata anche sotto il profilo scientifico, che l' età anagrafica si è abbassata perlomeno di dieci anni. E conta prima di tutto l' età del cervello, cioè la sua efficienza e il nostro modo di vivere. Rilancio la teoria alla malcapitata, che se ne va quasi stupita, trattenendomi a stento dall' aggiungere che certe persone, come lei, non capiscono la situazione, non avendo mai posseduto un cervello neppure da giovani, ai tempi di scuola.

Per fortuna ci supporta un libro sull' argomento decisamente interessante, titolo (che parte ironicamente da un concetto obsoleto e fastidioso) Una certa età-Per una nuova idea della vecchiaia (Solferino editore, 202 pagine, euro 17), autore Vittorino Andreoli, 80 anni, psichiatra, scrittore e poeta. Che parte dal concetto secondo il quale corriamo un grave rischio: non comprendere gli aspetti positivi di ogni trasformazione a partire dalla bellezza di invecchiare. E ci racconta la vecchiaia come capitolo originale dell' esistenza e non come un' età malata.

SALUTE E MALATTIA Dice la presentazione: «Chi ha danzato a lungo con il tempo ha maggiori possibilità di sperimentare la gioia e considerare il piacere. Il piacere si lega alla tenerezza, a una nuova intimità, alla lentezza di un gioco che impegna tutto il corpo e che si fa sempre più creativo». In definitiva, Andreoli sostiene che solo recuperando il ruolo cruciale di quella "certa età", possiamo addirittura iniziare a riparare la società in cui viviamo, e aggiunge un nuovo termine, il "bendessere", per sostituire i concetti meccanici di salute e malattia.

Lo inizia con una dedica magistrale «A tutti i giovani perché scoprano quanto è bello diventare vecchi», e lo conclude riferendosi al Nobel Albert Camus con il suo Il mito di Sisifo, dove l' uomo è condannato a spingere il masso della vita dalla valle alla sommità del monte, e ineluttabilmente ogni volta rotola in basso. Dieci anni dopo Camus aveva scritto La rivolta finalizzata a promuovere le condizioni per stare dignitosamente a questo mondo».

Andreoli fa suo il concetto, scrivendo che gli piacerebbe che la disciplina del bendessere rappresentasse una rivolta scientifica per sconfiggere una concezione antica del termine "vecchio". Vorrebbe che diventasse «un Sisifo del tempo presente mentre, pur appesantito anche da questo limite (oltre ai limiti della condizione umana), potrebbe vivere "meglio"Naturalmente la disciplina del bendessere potrà portare risultati maggiori e risposte più ampie ai desideri di chi è entrato nel capitolo nuovo, e comunque straordinario, della terza età».

A questa grande conclusione, Andreoli giunge dopo aver completato un cerchio intorno al tema, da ogni prospettiva (filosofica, medica, sociale) suddiviso per argomenti: il tempo che passa, l' anatomia della vecchiaia, i rischi di psicopatologia dell' anziano, le differenze di genere, la longevità, la nuova disciplina del "bendessere". Ragion per cui si indigna di fronte ai pensionamenti obbligati: «Ecco perché trovo ridicola una società che vuole definire "vecchia" una persona di 65 anni e decide di cacciarla in pensione come fosse inabile al lavoro anche se non lo è». Infatti ognuno dovrebbe poter andare in pensione quando più gli aggrada, non escludendo di essere anche nonno felice.

E ci fa capire quanto può essere diverso, da persona a persona, lo scorrere del tempo: «Esiste un tempo cronologico e uno mentale. Il primo è meccanico: in questa espressione è implicata una monotonia fastidiosa, come il rumore d' estate delle cicale. Uno scorrere ossessivo di lancette Il tempo mentale (o psicologico) si definisce meglio come tempo vissuto Questo è il tempo dell' esistenza, questa è la dimensione della vita».

Fondamentale che si parli anche del sesso. Andreoli scrive che ovviamente con il passare anni alcune espressioni della sessualità, che rimane il simbolo della vitalità, mutano. «Ciò significa semplicemente che è il tempo per scoprire e sperimentare una sessualità adeguata alla nuova condizione. Occorre indirizzarsi a una relazione sessuale che tenga conto della realtà e si accorga che l'amore non è legato a una formula, ma può esprimersi in forme, in giochi, in fantasie che realizzano questo bisogno senza riferimenti a modalità passate». Questa, aggiungiamo noi, è una straordinaria analisi dell' esistenza, una magnifica fonte di luce.Lucidissima.