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La dittatura dell'apparenza

Fonte: vogue.it

12 marzo 2012 | Franca Sozzani

Ieri nelle pagine della cultura de Il Corriere della Sera troneggiava questo titolo per un articolo scritto da Giangiacomo Schiavi sul nuovo libro in uscita oggi di Vittorino Andreoli "L'Uomo di Superficie".

Tutto sottostà alla dittatura del potere e della vanità. Questa la conclusione di Andreoli. "La nostra civiltà è in sala di rianimazione e l'ossigeno è poco…", bisogna ripartire da "cultura, giovani, ricerca, arte e conservazione. Tutto ciò che è umano ma appare ridotto alla bidimensionalità di una superficie traslucida, senza radici." Come afferma G. Schiavi, "bisogna reimparare le tabelline della vita. Che non si trovano sull'IPad o nello schermo del computer".

Anche sforzandomi in una ricerca approfondita non avrei potuto essere più fortunata nel leggere questo pezzo e sapere che in uscita c'è questo libro. Dopo 8 settimane di sfilate penso che la "dittatura dell'apparenza" sia il titolo giusto anche per questo raid della moda. Potere e vanità.

È quasi un peccato ammetterlo, perché credo veramente che tutti i mestieri legati alla creatività dovrebbero essere "puri", cioè fatti di fantasia e sogni. E poi, invece, vivi giorno per giorno i mesi delle sfilate, arrivando all'ultima settimana in cui cominci il conto alla rovescia per quanto tutto questo vedere gente che vive solo per apparire e per trovare il suo pezzetto di potere in questo mondo ti nausea e ti fa apparire tutto noioso e banale.

Non è colpa degli stilisti che fanno il loro lavoro. È colpa di chi partecipa che fa sembrare tutto un po' ridicolo e oggi, vista la situazione mondiale e nostra in particolare, tutto appare anche vecchio e fuori luogo. Non ho ancora letto il libro ma sicuramente una distribuzione diffusa tra tante persone che vivono in "superficie" come afferma Andreoli, diventerebbe una lettura importante e magari potrebbe aiutare a capire che i grandi valori superano, per bellezza, farsesche mise e ridicoli atteggiamenti di potere, relegati poi ad un mondo già di nicchia, come quello della moda.

Aprire i nostri orizzonti ci farà bene e forse alle prossime collezioni ci potrebbero essere meno stupidi capricci di come si è "placès" ai tavoli o in che punto della prima fila si è seduti. Apparendo a volte ancora più sciocchi e superficiali di quello che è umanamente accettabile.