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Le passioni di una vita: Vittorino Andreoli e Licia Fertz

Fonte: generazioneover60.com

16 settembre 2020 | Paola Emilia Cicerone

Due Over speciali che con i loro libri ci ricordano l’importanza della follia intelligente

Si può parlare di passioni anche raccontando la storia della propria vita: come fanno due autori senior ma freschi di stampa, Vittorino Andreoli e Licia Fertz, in due libri diversi tra loro, ma uniti dal fatto di essere al tempo stesso un bilancio degli anni vissuti e una dichiarazione d’intenti per quelli a venire.

> Vittorino Andreoli, psichiatra e scrittore classe 1940, si era già occupato degli anni che passano in un altro saggio di recente pubblicazione, Ad una certa età (Solferino 2020) in cui racconta la sua idea della vecchiaia proponendola non come un momento di declino ma come un capitolo originale dell’esistenza, “in cui sentirsi liberi di sperimentare la gioia e considerare il piacere”. Una riflessione che torna in toni più autobiografici in questo Ottant’anni di follia. E ancora una gran voglia di vivere (Rizzoli 2020). Un titolo che è già un programma, e anticipa il contenuto di un testo piuttosto disordinato – secondo lo stile dell’autore- che impone al lettore di seguirlo in un intreccio di ricordi, dall’infanzia in tempo di guerra agli anni trascorsi in laboratorio e al lavoro in manicomio. Offrendo scorci interessanti sulla storia della psichiatria, in cui Andreoli ha giocato un ruolo importante, occupandosi di quelli che ancora oggi chiama, senza concessioni al politically correct, “ i miei matti”, e cercando senza negare la malattia di riconoscerne la dignità e valorizzarne le capacità. Si deve ad Andreoli la scoperta del talento artistico di malati come Carlo Zinelli, che proprio grazie a una sua intuizione si è conquistato un posto nella storia dell’arte: e l’autore ricorda l’emozione provata  quando si è trovato, molti  anni fa, ad acquistare un biglietto del museo Guggenheim di Venezia per vedere i quadri del “suo” matto.

 Ma c’è anche spazio per uno sguardo personale sulle passioni che l’hanno accompagnato e lo accompagnano, da quella per i libri, “oggetti sacri”, all’amore per musica e teatro. Sono forse queste passioni che spingono l’autore a invitare una società “ossessionata dagli anni” a osservare con maggior distacco il loro scorrere, che non è una perdita ma un cambiamento col quale imparare a convivere: “A ottant’anni” – scrive Andreoli – non hai nulla da dimostrare, non hai tempo per indossare maschere, né per nasconderti né per sembrare diverso da quello che sei’.

Licia Fertz > Un tema che torna con forza in Non c’è tempo per essere tristi di Licia Fertz(DAgostini2020):autobiografia di una grintosa novantenne triestina, diventata famosa grazie al profilo Instagram creato per lei dal nipote, un professionista del settore, con l’obiettivo di distrarla dopo la perdita del compagno di una vita. “Ciao Instagram, c’è posto per una modella di ottantotto anni?” si legge sul primo post, datato 2018. E in meno di due anni una serie di immagini azzeccate e ben commentate ha fatto una celebrità con oltre 90.000 follower di questa “Accidentally aged model” – la definizione è sua – capace di posare nuda per reclamizzare gioielli. Ma soprattutto di prendersi in giro: “Dici che la pelle delle mie braccia è troppo rilassata?” apostrofa i suoi follower Licia Fertz, esibendo in uno degli ultimi post un abitino sbracciato di pizzo bianco, “dovresti vedere quanto lo sono io.”.

 Ed è un peccato che il libro dedichi poco spazio al presente della nonna social, per raccontare la sua vita dall’infanzia triestina alla carriera e alle vicende familiari. Anche se la narrazione di una vita intensa e segnata da vicende drammatiche può aiutare a capire il carattere di una donna forte  che ha scelto “non di accontentarsi ma di accettarsi”. E rende assai più convincenti i suoi consigli, sia che inviti  “un’amica giovane, sui sessantacinque anni “, a indossare serenamente il costume da bagno riappropriandosi della dignità del proprio corpo, o che ci ricordi che “la libertà passa anche dal fregarsene del giudizio degli altri e dal fare ciò che ci fa stare bene”. Perché, dice sempre Licia, “ la vita è uno specchio, e ti sorride solo se la guardi sorridendo”.