David Sassoli fra i cento per Edgar Morin

David Sassoli

Fonte: matmedia.it

30 gennaio 2022 | Biagio Sconamiglio

David Sassoli evidenzia l’esortazione di Edgar Morin a recuperare “la responsabilità del pensiero”.

Intellettuale centenario, Edgar Morin (1921 – ) ha ricevuto di recente l’omaggio di cento personalità.

Una per ciascuno dei suoi anni che corrispondono al numero dei canti della Commedia dantesca. Fra le cento personalità risalta quella del compianto David Sassoli (1956-2022), già Presidente del Parlamento Europeo. Da ricordare per le sue doti di uomo prima ancora che di statista, David Sassoli sfugge ad ogni commemorazione meramente celebrativa, destinata ad esaurirsi nella durata occasionale di un rito. Occorre piuttosto interrogarsi sul legame mentale ed emotivo da lui stabilito con un pensatore cosmopolita della statura di Edgar Morin, eminente per la sua monumentale opera concernente il metodo, la testa ben fatta, i saperi necessari per il futuro, il destino dell’utopia nel travaglio del mondo globalizzato, il tutto con particolare riguardo al ruolo dell’Europa.

Soffermiamoci in via preliminare sulla dimora intellettuale di Edgar Morin.

La sua ascendenza rinvia a una tradizione speculativa tipicamente francese. Tradizione caratterizzata da pensatori della statura di Montaigne e in particolar modo da Cartesio, che aveva concepito i suoi Discours de la méthode pour bien conduire sa raison, et chercher la verité dans les sciences. Plus la Dioptrique, les Meteores, et la Geometrie qui sont des essais de cete [scilicet cette] méthode: Edgar Morin ha voluto riprendere per l’appunto il discorso sul metodo e ad esso ha dedicato buona parte della sua esistenza. Si noti però che in Cartesio spicca l’intento di ricercare la verità nelle scienze considerate parti del metodo (diottrica, meteore, geometria), mentre in Edgar Morin si riscontra una preponderanza della componente umanistica, per quanto possa essere intenso il suo appello per una convergenza di tutte le discipline, comprese quelle scientifiche, al di là di ogni isolamento specialistico.

Nel volume del metodo dedicato all’identità umana l’insigne studioso ricapitola la sua ponderosa impresa.

Dopo avere esposto una dettagliata analisi della situazione storica, politica, sociale, antropologica nel mondo globalizzato con le sue tensioni e i suoi rischi tuttora in atto, non offre alcuna risposta definitiva sui possibili sviluppi delle sorti del genere umano sul nostro pianeta. Il lettore si trova piuttosto di fronte a una serie di interrogativi oscillanti fra pessimismo e speranza, incontrando la dichiarazione che potrebbe anche accadere il peggio, senza escludere che il peggio poi non accada. A ciò si ricollega la distinzione fra un’utopia “cattiva” e un’utopia “buona”. Quest’ultima sarebbe caratterizzata dal voler migliorare il reale, senza pretendere una realizzazione perfetta dell’ideale.

Con tutto il rispetto per il venerando pensatore, l’utopia in quanto tale non può riconoscersi in tale scissione. L’utopista vuole la redenzione assoluta dal male e nello stesso tempo sa che è una redenzione impossibile, senza per questo smettere di adoperarsi per redimere il mondo. A ciò che Edgar Morin denomina “utopia buona” si addice piuttosto il nome di progetto. E se un progetto in quanto tale non è utopistico, ciò non significa che sia necessariamente destinato al successo.

Nonostante tutto la ricognizione della realtà effettuata da Edgar Morin può apparire carente.

Prescinde da una approfondita valutazione delle preoccupanti dinamiche in atto sul nostro pianeta. Come una sorta di Papa laico questo straordinario intellettuale predica la possibilità di un riscatto umano a partire dall’impresa educativa. La sua visione è quella di un umanesimo planetario, la cui realizzazione non gli sembra da escludere alla luce della storia, considerata come una serie di decadenze e di rinascite. Nell’escludere sia l’ottimismo che il pessimismo, viene però a mancare la considerazione di processi ormai irreversibili alla stregua del deterioramento dell’ambiente.

Si pensi, ad esempio, all’appello di cinquanta insigniti del Premio Nobel, fra cui il nostro Giorgio Parisi, A simple proposal to humankind, disponibile in rete: la proposta indirizzata alle Nazioni Unite è quella di ridurre le spese militari del due per cento ogni anno nell’arco di un quinquennio (ciò mentre nel 2022 si registra un aumento record delle spese militari italiane in ragione di miliardi di euro).

Intanto gli armamenti esistono e sono sempre più sofisticati. Si pensa addirittura ad azioni belliche condotte mediante forme di condizionamento del pensiero nemico. Sussiste il rischio di malaugurati incidenti informatici suscettibili di scatenare apocalittici conflitti. Il mercato delle armi continua ad assicurare profitti ai quali non sembra che i mercanti siano disposti a rinunciare. E gli Stati si ritrovano a dover contendere fra di loro in nome delle risorse energetiche.

Nella dimora mentale del genere umano dilaga ormai la disposizione a vivere in una sorta di eterno presente.

Preoccuparsi per le sorti delle future generazioni è qualcosa di estraneo a un numero sempre maggiore di individui, incapaci o sprezzanti di andare oltre alla semplice durata delle loro vite, estranei al trascendersi verso l’altro nel segno dell’amicizia e dell’amore secondo la direzione indicata dalla psichiatria esistenziale di Ludwig Binswanger.

Ormai anche la psiche giovanile comincia a presentare aspetti negativi insondabili, come viene messo in rilievo dallo psichiatra Vittorino Andreoli in Baby gang. Il volto drammatico dell’adolescenza, Rizzoli, 2021. Bande giovanili si vantano inspiegabilmente di esercitare una violenza gratuita a danno di soggetti indifesi e si compiacciono di deturpare l’ambiente con le loro gesta di graffitari. Nel mondo adulto si perpetua il drammatico fenomeno dell’uccisione di donne in ambito familiare. C’è carenza di esempi positivi a partire dalla famiglia.

La scuola stessa si trova ad essere messa in difficoltà dalla politica. Gli organi di informazione sono affetti dalle forme di censura per difetto e per eccesso teorizzate da Umberto Eco. Chi pone in rilievo questi allarmanti fenomeni viene tacciato di pessimismo, laddove si limita a descrivere la realtà. Sarebbero fenomeni marginali, si dice. Eppure si ha l’impressione che tendano a dilagare.

In questo contesto David Sassoli evidenzia che Edgar Morin ci esorta a recuperare “la responsabilità del pensiero”.

Ciò di fronte a un sistema economico “disumano” (basti pensare alle morti quotidiane sul lavoro e alla crescente divaricazione fra ricchezza e povertà). Si rende necessario il superamento della divaricazione fra economia ed etica:

“Nessuno deve rimanere indietro e non è accettabile un’economia senza morale, uno sviluppo senza giustizia e una crescita a scapito delle generazioni future.”

David Sassoli riprende quindi da Edgar Morin la visione di un “umanesimo planetario” che dovrà consistere nel “ricostruire una trama di relazioni tra le persone, le comunità e le istituzioni”.

Da Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli riproponeva gli aspetti ottimistici del pensiero di Edgar Morin in maniera potenziata. Ma nemmeno una visione pessimistica del futuro deve essere considerata paralizzante. Ciò che conta è restare fedeli all’imperativo categorico kantiano, adoperandosi eticamente pur in difetto di speranza.

In questa sede di Matmedia al di là di ogni altra considerazione piace concludere con questa frase di Vittorino Andreoli:

“Sono affascinato quando penso alla matematica, una costruzione mentale che può giungere a ridisegnare persino l’Universo.”
Forse proprio la matematica può ridare speranza al pessimista.