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“Riposo significa prendersi un giorno in cui ci imponiamo di non pensare ai problemi”.

Fonte: qdpnews.it

16 maggio 2023 | Arianna Ceschin

Successo di pubblico all’incontro del Festival biblico con Vittorino Andreoli

Auditorium del Seminario vescovile di Vittorio Veneto gremito l’altra sera, in occasione di uno degli appuntamenti più attesi del Festival biblico, ovvero la conferenza tenuta dallo psichiatra Vittorino Andreoli, il quale ha intrattenuto il pubblico sul tema “Un nuovo senso del riposo”.

Una conferenza seguitissima e ben apprezzata dal pubblico presente in sala, sala tutto al completo. Ma cosa significa davvero il termine “riposo”? Ed è possibile trovare una risposta nel libro della Genesi, tema del festival?

Trovare il tempo per non pensare ai problemi, concentrarsi su di sé, riflettere sui propri desideri e sul senso dell’uomo: è questa, in sintesi, la risposta che il medico ha fornito al pubblico presente.

La contrapposizione tra il concetto di riposo e quello del lavoro è una fondamentale base di partenza per questo tema, secondo la premessa fatta da Andreoli.

Lo psichiatra ha chiarito che il riposo assume una sfumatura positiva, nel momento in cui viene concettualmente contrapposto alla dimensione del lavoro che, al contrario, acquisisce un significato negativo.

“Ormai si parla di smart working a casa, un luogo visto come un rifugio, che rappresenta la voglia inconsapevole di staccarsi dai luoghi di lavoro. C’è la voglia di andare in pensione anticipatamente, con l’idea di poter vivere una vita senza aver bisogno del lavoro – ha proseguito Andreoli – Non sempre la mancanza di lavoro, però, significa riposo: esiste quindi una dinamica strana tra il riposo e il lavoro”.

“Oggi una delle questioni più affrontate è quella della stanchezza cronica – ha affermato – Bisogna però distinguere tra quella che è la stanchezza fisica, che coinvolge muscoli e cuore, e quella psichica, riguardante il cervello. Il cuore e il cervello sono due organi che lavorano 24 ore su 24. Il sonno, invece, non sempre è proprio riposante (nel sonno ci sono incubi e pensieri di lavoro). Proprio durante il sonno, infatti, si alternano fasi di maggiore attività sensoriale del cervello”.

“La stanchezza fisica e mentale sono due aspetti difficili da stabilire e si parla spesso di effetti psicosomatici – ha continuato lo psichiatra – Tante volte si pensa di riposare nel tempo libero e si fanno attività di sforzo al limite. Cerchiamo sempre di dare un contenuto al nostro tempo libero, con attività culturali, viaggi mentre i bambini vengono stressati dalla miriade di impegni extrascolastici”.

In sostanza, secondo Vittorino Andreoli, “lavoriamo per la libertà, senza sapere che cosa voglia dire”.

A questo punto, lo psichiatra ha letto dei passi tratti dalla Genesi, con un riferimento al riposo del Padre eterno dopo aver creato il mondo: “Si tratta del racconto orale nella visione ebraica di 8-9 mila anni fa – ha spiegato – Un momento in cui, antropologicamente, l’uomo passa dal nomadismo all’agricoltura e, di conseguenza, cambia la cultura. Le vicende della Genesi vengono narrate oralmente in un momento di grande cambiamento antropologico”.

“Il riposo divino è inteso come ‘fare altro’ e non legato al concetto di stanchezza – ha aggiunto – Il riposo qui è inteso come una presa d’atto che Dio ha finito la creazione e può fare altro”.

Alla luce di tutto ciò, secondo lo psichiatra l’uomo deve riappropriarsi di una certa percezione del sacro, in quanto ha perso il senso del limite: “Non si può ritenere di dominare il mondo – ha dichiarato – C’è un ‘io’ pazzesco dappertutto, tutti sono narcisisti e la domenica facciamo delle cose per distinguere la giornata da altri giorni, ma non pensiamo a Dio”.

“Riposare non significa fare delle cose eclatanti: fare chilometri in coda in autostrada non è riposare – ha evidenziato – Il riposo è chiedersi qual è il senso di esserci e di faticare, chiedersi chi è l’uomo e che senso ha: bisogna uscire da un circolo frenetico e pensare a quel circolo da fermi”.

“Ci deve essere un giorno in cui ci imponiamo di non pensare sempre ai problemi, che stancano – ha proseguito – Non risolveremo mai i problemi se non pensiamo a cosa desideriamo. Poi dobbiamo renderci conto dell’importanza degli affetti”.

“L’uomo è interessante perché è imperfetto e bisogna pensare al significato dell’uomo – ha concluso – Conosci te stesso, così ti relazionerai meglio con l’altro”.